-Ho un problema.
-Solo uno, sicura?
-Smettila, sono seria, ho un problema. Non cresco più.
-Se intendi che gira voce che sei alta un metro e un pelo non l’ho messa in giro io.
-Solo uno, sicura?
-Smettila, sono seria, ho un problema. Non cresco più.
-Se intendi che gira voce che sei alta un metro e un pelo non l’ho messa in giro io.
Ieri vuol dire passato, mi sembra ovvio. Ieri sta per cinque, dieci o vent’anni fa. É una metafora.
Non so bene perché, ma a quanto pare è proprio così. Un tempo le cose andavano meglio. Un tempo c’era più rispetto per gli anziani, per i genitori, per il cartello “SILENZIO” in biblioteca. Un tempo si chiedeva per favore, i ragazzini mangiavano con la bocca chiusa, i ladri rubavano meno, gli ubriaconi facevano meno incidenti, i terroristi facevano un po’ meno terrore.
Questo ricordava di lei. Che respirava la luce.
Ogni mattina, quando la maggior parte del mondo si svegliava brontolando al suono di una sveglia troppo insistente, lei, al contrario, si svegliava contenta perché c’era luce.
Come i cavoli hanno molti strati, e più si va verso il cuore, più tenere diventano.
Esistono storie pesanti, storie belle, storie ruvide, storie magre e storie leggere. Poi ci sono le storie che svaniscono in fretta, quelle che finiscono subito, fulminee, altre che durano per sempre.
Così perché devo dire ad alta voce quello che penso.
Parlo spesso a me stessa, davanti allo specchio. Non ci penso, magari sono lì per pettinarmi o truccarmi e prima che io possa realizzarlo sto già parlando. Il mio riflesso allo specchio parla solo inglese e sparlucchia un po’ di francese, ma non un gran ché, quindi non gli posso parlare dei miei problemi in francese e a dire le cose in inglese tutto sembra molto più serioso ed importante.
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