E tuttavia, nonostante tutti quegli anni insieme, lei continuava a portarlo.

Quel braccialetto.

Nonostante tutto quello che aveva vissuto, quel particolare ricordo giaceva sul suo polso.

Fermo.

Irremovibile.

Presente.

 

C’era davvero da chiedersi perché si ostinasse a vestirlo. Se fosse un ricordo inestirpabile di un passato rimpianto a discapito di un presente forse moralmente più accettabile. Socialmente anche. Eticamente.

O se fosse un metro di paragone tra due momenti fondamentali. La scissione, la linea di confine tra due metà del tutto opposte di una stessa vita.

O se fosse il simbolo concreto di una scelta, a tratti sbagliata.

O forse ancora, la memoria di un errore da non ripetersi.

 

Quando morì lo fece portando con sé la risposta a quegli interrogativi.

 

C’erano, a dire il vero, varie strade che si potevano considerare conducibili ad una verità. Tuttavia mai nessuno pensò alla cosa più semplice.

Inverosimile per la sua grandissima semplicità.

Invisibile.

Nessuno arrivò mai a porsi quel semplice quesito. Ed è su questo che c’è davvero da chiedersi il perché.

Comunque sia, la domanda più giusta da porsi era se quel braccialetto luccicasse al suo posto semplicemente come braccialetto.

Null’altro che un oggetto fine a se stesso.

 

In verità, infatti, lo portava solo perché quel braccialetto le piaceva.