I gatti ti svegliano per due motivi.

Per chiedere cibo.

Per lamentarsi del cibo che hai dato loro.

A Robespierre piace svegliarmi mentre dormo. Miagolando acutamente si intromette nei miei sogni.

A Robespierre piace chiedere domande scomode ed io non sono una persona troppo predisposta all’altruismo quando vengo strappata da un sogno, perciò se già normalmente non cederei volentieri del cibo, figuriamoci allora elargire delle spiegazioni. Da parte sua Robespierre è un gatto non troppo predisposto a mangiare croccantini in saldo, né tantomeno ad accettare dei no, il risultato è che non andiamo troppo d’accordo.

A volte, però, riesce a funzionare qualche strano ingranaggio e allora parliamo.

– No, non mi va di guardare i pettirossi dal balcone, mi fa pensare alle cose che non riesco a cambiare. – gli dico io. A Robespierre il tempo che passa e le cose che non cambiano non disturbano affatto.

Lui mi guarda e mi chiede perché mai io dovrei cambiare delle cose.

– Forse perché se riuscissi a cambiarle sarei più felice. Non cambierei nessuno, lo giuro. Non farei nulla di male, nulla per invidia. Cambierei solo me stessa. Di un po’, non di molto. –

Robespierre è spazientito. Dice che non è possibile, che sono matta, che non posso cambiare me stessa senza cambiare gli altri anche.

– E che ne sai tu, eh? – Gli dico io, – che ne sai che agli altri non piacerebbe di più essere diversi se anche io fossi diversa? Se fossi migliore non sarebbero migliori anche gli altri? –

No. Non è detto, non si sa e pensarci, comunque, a che serve?

– A niente, in fondo. Hai ragione tu. – gli dico. – È che a volte vorrei piacermi, forse sarei più tranquilla se mi fossi simpatica. –

A che scopo starsi simpatici? Serve davvero a qualcosa? Si è quello che si è, dice. E va bene così.

– Ma a me non sta bene, sai. Non sta bene perché devo stare con me stessa fino alla fine e forse anche dopo la fine. E come si fa a stare con una che non ti sta simpatica? –

Io a Robespierre non sono simpatica e neanche antipatica. Io gli sono Camilla, mi dice. Io sono io e basta, a volte sono simpatica, a volte antipatica, a volte stanca e a volte troppo invadente. Qualche altra volta sono pure brava, ma solo quando gli porto le scatolette e non i croccantini. Non cambia quello che sono, dice lui, cambia solo quello che faccio e quello che uno fa lo può sempre cambiare, ma quello che uno è no.

 

Mi sveglio sempre con il piede destro informicolato, perché lo tengo tutto storto quando dormo. Mi alzo e ci saltello sopra e a momenti casco per terra.

Robespierre non c’è, lui c’è solo per interrompere i sogni, quando uno non sa più chi è e si perde in quel lembo di notte, tra le stelle e l’alba.