P: – A volte penso di essere pazzo.

M: – E come mai lo pensi?

P: – Perché me lo fanno credere.

M: – Beh non dovresti dar retta agli altri, lo sai.

P: – E perché dovrei dar retta a te che mi dici di non dar retta a nessuno, allora?

M: – Perché io sono tuo amico.

P: – Hai ragione.

P: – Però mi sento pazzo, in effetti. E’ quel signore che ci fissa, al tavolo.

M: – Non ha l’aria amichevole in effetti. E fissa te, mi sa che non gli piaci, che gli hai fatto?

P: – Ma niente gli ho fatto, lo conosco appena!

M: – Tu non lo guardare, così magari la smette.

P: – No, non penso. E’ un amico di mia madre, non la smetterà di guardarci.

M: – Di guardare te. Non smetterà di guardare te, mica sono io quello che non gli piace.

Il Signore che li fissa: – Paolo vuoi dirmi con chi stai parlando?

P: – Con Mirtillo.

Il Signore che li fissa: – Non c’è nessun Mirtillo in questa stanza. Solo io e te.

M: – … Imbecille…

P: – Sta zitto tu, che poi gli piaccio ancora meno!

Il Signore che li fissa: – Paolo perché insisti nel parlare a Mirtillo che non esiste? Lo sai che non esiste, proprio come tutti gli amici immaginari dell’infanzia, ma tu non sei più un bambino.

M: – Ecco, ci risiamo. Non mi sparire un’altra volta però, eh Paolo?

P: – Ma no tranquillo dai, ti ho già chiesto scusa.

M: – Scusa? Non mi hai cagato per un mese!

P: – Non fare la femminuccia, ti ho chiesto scusa non ne parliamo ora che c’è ‘sto tizio che ci fissa!

M: – Va bene, va bene ok. Comunque ho capito una cosa.

P: – Cosa?

M: – Fissa te, ma mi sa che alla fine, quello che non gli piace, sono io.