La relazione tra mio padre e i film si concretizza in un’unica azione: lo spoiler.

Non lo fa con cattiveria, credo piuttosto si tratti di una reazione fisico-chimica intrinseca nelle sue sinapsi che si attiva in automatico, in pratica un meccanismo a metà tra una reazione di sopravvivenza e il sistema nervoso parasimpatico.

Vedere un film con mio padre è altamente stressante per tre motivi principali. Questi motivi sono costituiti dalle uniche tre azioni che compie durante la visione del film:

  • Descrive il finale in modo sempre più dettagliato ad intervalli di 10 minuti, sostenendo che tanto tu quel film l’hai già visto quindi è irrilevante che lui parli o meno.
  • Dice: “Ma che cavolata di film, dai che tanto lo sappiamo tutti come finisce!”
  • Russa

Se tu provi a obiettare che il film non l’hai visto quindi gradiresti non conoscerne il finale, lui te lo descrive e quindi poi si sente giustificato a tornare al primo punto delle tre azioni che svolge durante la visione del film.

 

Io a Titanic sono stata introdotta a 5 o 6 anni. Ricordo il momento come fosse ieri (anche perché ero destinata ad innamorarmi profondamente di Leonardo e a litigare con mia cugina su chi delle due avesse più diritto di dichiararsi sua innamorata e futura sposa. Io mi sentivo vincente perché mia cugina aveva un fidanzatino, quindi il suo non poteva essere amore vero come il mio). La presentazione tra me e la videocassetta si svolse più o meno così: mio padre entrò in casa e io gli corsi incontro, vidi la copertina della VHS e chiesi che cosa fosse. La risposta fu:

– E’ un nuovo film che è uscito, su una storia vera. Alla fine muoiono tutti.-

– Ah… –

 

Ovviamente questo conduce alla conclusione di gioire della compagnia del genitore maschio solo nel caso in cui tu il film l’abbia davvero visto E si tratti di una pellicola di cui ti importa relativamente. Almeno così ti prepari psicologicamente.

D’altra parte, le rare volte in cui si riesce ad andare al cinema con la mia famiglia (che corrispondono di solito all’inizio dell’estate quando “non c’è nessuno al cinema perché non ho voglia di stare stipato in una stanza con troppe persone e non voglio fare la fila alla cassa, ma non voglio neanche pagare i 50 centesimi in più della prenotazione online” – periodo, quindi, in cui la programmazione brulica di proposte quanto il deserto del Sahara di oasi) – dicevo, le rare volte in cui riusciamo ad andare al cinema si produce un evento di reazioni concatenate tra la visione del film e la stabilità mentale di mio padre.

Come potete immaginare al cinema si vedono per lo più pellicole nuove.

Ergo nessuno ne conosce il finale.

Dunque mio padre non è in grado di fornire uno spoiler attendibile e conclamato.

Quindi si agita, irrequieto senza sapere più quale sia il suo ruolo in tutto ciò.

Così comincia a chiedere:

– Ma poi come va avanti?- Oppure:

– Ma si sposano alla fine?- O anche:

– Ma lui muore poi?-

– Ma vincono?-

-Ma perdono?-

-Ma i figli sopravvivono?-

Se tu provi a rispondergli che non lo sai, ti guarda stupito ed esclama:

– Ma come non lo sai?!- come se il film fosse un compito in classe e tu non avessi studiato.

Inizia allora una lunga serie di congetture su come potrebbe andare a finire questo benedetto film di cui nessuno conosce il finale, quindi a tutte le sue domande tenta di dare una risposta basata sui fatti presentati, sulla sua (personale) conoscenza del regista, sul suo (personale) giudizio dei fatti, sul suo (personalissimo) gusto estetico e su quanto gli attori siano stati pagati (ho eseguito uno studio sul metro di giudizio applicato da mio padre: solitamente se gli attori percepiscono tra i 500 e il milione a film allora muoiono; tra il milione e i 5 milioni possono sopravvivere, ma menomati; sopra i 5 milioni finisce bene perché “devono fare un seguito per forza”).

Vedere una pellicola nuova produce in mio padre, in quell’area vaga tra conscio e inconscio (che Freud avrebbe studiato con molto interesse nella persona del mio genitore), un’attività neuronale tale per cui, se ci fosse il modo di attaccarla ad una turbina o una dinamo, avremmo risolto tutte le problematiche relative alle energie rinnovabili per il resto della storia umana.