Per leggere questo breve estratto della mia vita dovete sapere tre cose:

1 – Ho una prozia Anna che risale all’anteguerra. Dall’alto dei suoi 84 anni lei non vive. Lei regna. E’ sorda per l’80% dall’orecchio destro a causa di una forte otite non curata. E’ sorda per il 40% dall’altro orecchio.

Si è comprata Amplifon solo per far star zitta mia madre. E per farci stare zitti tutti.

La mia prozia Anna non riconosce alcun impedimento a fare ciò che vuole e, dunque, nessuno può contraddirla, fermarla, correggerla o arginarla.

Per comodità espositiva chiameremo la diretta interessata zia Anna.

 

2 – Alcune leggi fisiche di questo mondo non si verificano in alcune peculiari condizioni: quando ad esempio i diretti interessati non sanno che tali leggi dovrebbero applicarsi, allora le suddette non si applicano. L’esempio più famoso è che le api hanno un’anatomia fisica e alare per cui sarebbe impossibile, stando appunto alle leggi fisiche naturali, per loro volare. Ma loro non lo sanno e volano lo stesso.

 

Il terzo punto lo scopriremo alla fine e sarà, forse, la morale di questa storia.

 

Io ho studiato teatro e arti visive, contro il volere di mio padre che invece già mi vedeva avvocato o dentista. Dunque ho “sprecato” svariati anni della mia vita ad apprendere una pratica che è volta a introdurre nella realtà in cui viviamo altre verità non necessariamente esistenti. Il tutto, se ben convogliato, può aiutare a mentire.

Vi assicuro che nessuna scuola al mondo è formativa quanto avere a che fare con mia zia Anna.

Come enunciato nelle premesse non è in alcun modo possibile contraddirla, altrimenti i risultati possono variare da una faida familiare che Caino e Abele verrebbero a prendere appunti incuriositi, a una vera e propria apocalisse a livello mondiale. Dunque capirete bene che è necessario, per la salvaguardia della vita per come la conosciamo, imparare a mentire spudoratamente.

 

Mia zia Anna ha la passione di andare a fare shopping. Ma gli anni della guerra le hanno insegnato che risparmiare è fondamentale. Quindi lo shopping non include niente che sia definibile come “negozio”. Mia zia Anna va esclusivamente alle bancarelle in piazza. Con le sue compere ha finanziato gli studi della progenie di almeno 5 famiglie.

Com’è prevedibile, alle bancarelle, la cosa più “alla moda” che si possa trovare era già considerata antiquata negli anni ’60. Ma mia zia Anna questo non lo sa, quindi per lei tutto è “assolutamente meraviglioso!”.

 

Quando mia zia Anna fa i suoi acquisti ce lo fa prontamente sapere chiamandoci tutti al telefono. Non importa in quanti parenti siamo, uno a uno ci chiama tutti. E se solo hai il coraggio di non rispondere sei un nipote ingrato che ha ricevuto il cellulare in regalo e non lo usa; perché non importa che tu sia al bagno o stia ricevendo un trapianto di cuore, ormai i cellulari prendono ovunque!

Quando mia zia Anna ti chiama funziona più o meno così:

-Ciao Zi…-

-Bambina mia, tesoro bello! Quando vieni a trovarmi?!-

-Zia sarei a lavor… –

-Dai che la tua zia adorata ti ha preso qualcosa, passi oggi pomeriggio?-

La tua mente nel frattempo elabora le possibili, catastrofiche conseguenze del dire no:

– Guarda zia, ci provo, ma non ti assicuro niente perché sono a lavor…-

– Bene ti aspetto per le 4 allora. –

CLICK.

 

Alle 3 e 56, se ancora non sei a casa sua, ricevi una chiamata:

-Ma dove sei che sei in ritardo?!-

-Zia avevamo detto alle 4… –

-Dai su muoviti. Io vado a prenderti le cose e tu me li lasci qui, ma scusa eh?!-

 

Allora tu fingi di dimenticarti delle leggi di attrito di un corpo contro l’aria, acceleri e arrivi esattamente allo scoccare delle 4. E fingi che non ti importi delle 3 multe per superamento con il rosso, della vecchietta che hai menomato sulle strisce pedonali, dei superamenti a destra con doppia linea continua, in curva, senza freccia (ed era la macchina della polizia), della zona ZTL e del divieto di sosta che hai bellamente ignorato. Tu sei cosciente che hai salvato il mondo.

 

Allora inizia il training teatrale. Mia zia Anna tira fuori un cencio che un tempo era forse stato beige. Oppure era bianco, chi lo sa?

– Questo l’ho preso per te.-

Devi ingoiare il rospo. Ingoialo, forza!

Se hai un minimo tentennamento, mia zia Anna ti pianta gli occhi addosso e con la voce che usava in Francia negli anni ’80 per inculcare l’italiano in testa ai bambini dell’epoca, dice:

-Allora?! E’ bello o no?!-

-B-be-bellissimo zia!-

Grugnito di approvazione.

Poi tira fuori un paio di scarpe. Quando compra le scarpe vuol dire che è di buon umore. Vuol dire che le sei mancata tanto. Vuol dire che lei deve essere mancata a te. Vuol dire che ti devi mostrare entusiasta.

– O mio dio che belle zia! Mi piacciono un sacco!-

– Ma cosa vuoi te? Sono per tua sorella queste…-

Uno.

Due.

Tre.

Ti rendi conto di aver appena commesso un danno irreparabile e ne pagherai le conseguenze a breve.

-… Ma se ti piacciono te ne compro un paio anche a te. Eh, ti servono scarpe?-

Ingoia, quel rospo. Dai avanti!

-Ehm, sì… Ma se non puoi fa lo stesso…-

– Ma no, che la zia ti compra delle belle scarpe, bimba mia!-

Ecco, troppo tardi. Danno fatto. Sai che ti toccheranno due sandali che faranno male solo a guardarli.

Mia zia Anna a quel punto tira fuori un altro cencio, tutto colorato, che avrebbe fatto paura pure agli Hippie di Woodstock, e dice:

– Questo invece è per tua zia Etta, che a lei piacciono i colori.-

Tu non puoi dirle che probabilmente la zia Etta, in quel vestitino, non ci sarebbe entrata nemmeno all’età di 15 anni. Tu sai che tua zia Etta dovrà perdere almeno 30 chili, pur di mantenerela vita sul pianeta Terra.

 

Dietro ad un pomeriggio di shopping c’è un delicato equilibrio mondiale. Ma questo mia Zia Anna non lo sa e continua a fare shopping. Più le sei mancato, più lei fa shopping. Non c’è scampo.

 

Anche il mio cane non riesce a sottrarsi alle manifestazioni d’amore di mia zia.

Il mio cane, mi duole dirlo, è un chihuahua di nome Daimon (era il periodo in cui la filosofia mi piaceva tanto).

Lui ha difficoltà nell’amare le persone, ma persino lui ha capito che con mia zia Anna non può permettersi errori.

A mia zia Anna piace far finta di farci credere di non essere particolarmente legata a Daimon. In realtà, lo adora.

A lei piace farci credere di non voler dar da mangiare o badare a Daimon.

Ad ogni pranzo o cena o pasto in generale, mia zia Anna comincia un mantra che ormai tutti noi conosciamo bene. Si rivolge a Daimon e dice:

– Ma tesoro mio non ho niente da darti! La tua mamma non vuole che io ti dia da mangiare… –

Questo lo urla. Un po’ perché è sorda e un po’ perché vuole assicurarsi che la sentiamo.

Poi, sotto il tavolo, allunga a Daimon il suo pasticcio.

La sua bistecca.

Il suo pollo.

La sua parmigiana.

La sua caponata.

Il suo tiramisù.

Il suo Montenegro.

Una serie di cose che fisicamente non potrebbero mai starci dentro lo stomaco di Daimon. Ma né Daimon, né mia zia Anna lo sanno e dunque Daimon mangia tutto lo stesso.

 

Ora mia zia Anna è arrivata a casa nostra per il pranzo della domenica. Perciò capirete che, per il bene della razza umana, devo andare a vedere cosa ha comprato questa volta. Ma vi lascio con la terza premessa, che è anche la conclusione di questo breve estratto di vita:

 

3- Non si può sfuggire all’amore. In qualunque forma esso si manifesti.

Che sia una prozia.

Un pomeriggio di shopping.

O un pasto allungato sotto il tavolo.