Ci sono tre figure che vorresti sempre vedere più vecchie di te, nella vita.

Il tuo presidente.

Il tuo medico.

Il tuo prete.

Finché la loro età supera la tua, il mondo brilla di opportunità e tu hai tutto il tempo per coglierle.

Finché tu sei più giovane i presidenti vecchi e corrotti potranno consumare i loro ultimi giorni avvinghiandosi alla loro costosa scrivania e ci sarà sempre una potenziale ribellione dei cosiddetti giovani che potranno sovvertire quest’egemonia.

Nel caso in cui vada male e tu al potere non ci arrivi, puoi star sicuro che il tuo dottore sarà lì a curarti con la sua esperienza e, nel caso andasse male pure quello, c’è sempre il prete pronto a raccomandarti al Signore (che anche lì, uno con una carriera affermata che garantisca per te fa sempre comodo).

Quando cominci ad assottigliare quell’invalicabile muro che ti distanza da questi tre punti chiave del senso della vita cominciano i dubbi esistenziali.

All’ingegner Garotto non era mai importato nulla di politica da quando aveva smesso di frequentare il PCI – e c’era pure da dire che all’epoca, dell’essere comunista gli importava ben poco, perché lui si era iscritto al Partito solo per far colpo sulla Tonia di via Belzoni e la cosa aveva pure funzionato benone, fino a quando la Tonia non gli aveva preferito le Brigate Rosse e lui le aveva preferito il placido pacifismo dell’orto dietro casa. – Aveva assistito al susseguirsi di svariati correnti politiche come un gatto osserva i maldestri tentativi di uno sconosciuto di conquistarsi il suo affetto. Si era però quasi soffocato quando al telegiornale la bella signora dello studio aveva fatto gli auguri al presidente Mattarella che faceva 76 anni.

L’ingegner Garotti di anni ne aveva 77 e per la prima volta dopo tanto tempo si chiese se avessero eletto la persona giusta per guidare un paese in un evidente stato di depravazione morale e sociale.

Cominciò ad avvertire un malessere generalizzato all’altezza dello stomaco. Forse era un banale reflusso gastrico, ma con la rinnovata sensibilità agli squilibri mondiali, l’ingegner Garotto arrivò alla conclusione che si potesse trattare di ulcere fulminanti e mobilitò l’intera famiglia affinché lo portassero subito all’ospedale.

Dopo quattro 4 ore e 23 minuti finalmente la grazia divina gli aprì le porte dell’ambulatorio 4 e l’ingegnere potè rilassarsi al pensiero di mettere la propria precaria salute (forse più quella psicologica che fiscia) nelle mani di un esperto che l’avrebbe senz’altro guarito con la sua decennale esperienza. Lo accolse una specializzanda di 31 anni che aveva ancora i brufoli sulle guance. Al reflusso gastrico si aggiunse una parziale paralisi della valvola mitrale e poco ci scampò l’anima di Garotto.

Sulla via del ritorno, imbottito di Gaviscon e frustrazione l’ingegnere si domandò se fosse il caso di fermarsi in chiesa a confessarsi, perché vista l’aria che tirava quel giorno, non era da escludersi un imminente colloquio divino.

Ponderò l’idea per qualche istante, ma si convinse poi che sarebbe stato meglio rincasare. Poteva sempre pregare il santino di Padre Pio che teneva nel comò; almeno era sicuro che il Santo di anni ne aveva qualcuno più di lui.