– Ci vuole pasiensa coi turisti. – disse la vecchia Loretta.

Non lo disse come un’affermazione. Lo disse come una minaccia. Con la S, pasiensa, perché Loretta era nata a Padova 83 anni e 2 mesi esatti prima e la pazienza aveva la S, allora. E ce l’aveva anche sulla carta, quando ce ne voleva talmente tanta da scriverla. E lei aveva ragione, a scriverla con la S, che la sua pasiensa era molto più efficace di quella dei giovani che aveva la Z.


– Ci vuole pasiensa. Coi turisti, dico. – affermò Ario, a ruota. Non lo disse come un’affermazione. Lo disse come una domanda. Con la S, anche lui, perché la Loretta aveva sempre ragione. In 53 anni di matrimonio la Loretta aveva avuto ragione molte volte, abbastanza da insegnare ad Ario a non dubitarne più e a non obiettare più per alcunché.

Hansel di tutta quella pasiensa e di tutta la ragione della Loretta non ci aveva capito proprio nulla, perché lui era di Berlino e per lui al massimo suonava come geduld, che se solo si fosse azzardato a dirlo a voce alta Ario gli avrebbe tirato un ceffone che Hansel non avrebbe avuto bisogno del suo volo Air Berlin per cui aveva sborsato non poco per tornare dalla fidanzatina in madre patria. Che queste cose sulla lingua e i fraintendimenti a volte è meglio evitarle del tutto, perché si vedeva che Ario i tedeschi li aveva già presi a ceffoni tanto tempo prima.
– A lei va bene che abbiamo il ventilatore. – disse la Loretta ad Hansel.
– Lollo, a lui va bene che abbiamo il ventilatore, eh? – disse Ario, a ruota.
Hansel sorrise, che lui di quel ventilatore ci aveva capito tanto quanto la pasiensa, ma gli piaceva questa cosa di frasi ripetute tra marito e moglie. In fondo, il ragazzo tedesco, su quella vecchia coppia italiana una cosa l’aveva capita. Tra Ario e la sua Lollo l’amore era come una pallina da ping pong che veniva rilanciata a suon di parole e la loro partita durava da mezzo secolo almeno.
Hansel allargò il sorriso e li seguí nella loro casetta tutta mattoni e tegole rosse, piante di basilico e gatti placidi e grossi, troppo grossi per essere gatti.
– Ario fagli vedere la camera che ha affittato. – disse la Loretta.
– Lollo, gli faccio vedere la camera che ha affittato. – disse Ario. Lo disse come una domanda, ma non aspettò la risposta, che tanto quella già la sapeva.

Hansel quel viaggio aveva voluto farlo per “scoprire il mondo”. Per fare quella cosa che tutti quelli della sua età volevano fare alla sua età. Non aveva un’idea precisa in testa, quand’era partito. Anzi, a spingerlo era stata più che altro la voglia, del dopo, di poter dire “Sai io sono andato in giro per il mondo con solo uno zaino in spalla!”.
Hansel aveva prenotato una stanza a Padova per poter vedere un po’ Venezia, Verona, le Dolomiti. Non sapeva di aver prenotato anche Ario e la sua Loretta. Ci finí per caso, tra le loro vite vecchie e ripetute a colpi di pallina di ping pong. E soprattutto non sapeva che, a furia di colpi ripetuti un po’ di italiano lo avrebbe imparato anche.
Cosí quando tornò a Berlino (con la Air Berlin, non con il ceffone di Ario) e Katharina dopo un bacio gli chiese come fosse andata lui le risposte che aveva carpito il segreto dell’amore.

Questo segreto era che per l’amore ci vuole la pasiensa. Quella con la S della vecchia Loretta. Che è quella che funziona meglio di tutto il resto. E poi ci vogliono i baci, le piante di basilico e i gatti, quelli placidi e grossi, troppo grossi per essere gatti. Ma ci vogliono soprattutto lunghe, interminabili, partite di ping pong che bisogna giocare in due.