Sann’ha danzava. Danzava da quando le gambe avevano la forza di reggerla.

E quando danzava Sann’ha vedeva un altro mondo, fatto di spiriti antichi, di antenati che vegliano sulle proprie discendenze, di demoni nascosti nel limbo e di creature misteriose che solo a lei parlavano.
La tribù dei Tut’zi abitava la regione più umida e nascosta della Foresta Piovosa e i Tut’zi i sarcedoti danzanti li riconoscevano subito.


Sann’ha, come i suoi compagni del Tempio, non vedeva. Non aveva mai visto nulla del mondo in cui era nata, perché era nata cieca e questo era il segno di riconoscimento dei sacerdoti. Condannati al buio della realtà per poter vedere un’altra dimensione e la danza era il loro modo di comunicare e di sfiorare tutto ciò che sfuggiva alle persone comuni.

Sann’ha però aveva un segreto: là, nel mondo che solo lei poteva accarezzare aveva trovato uno spirito perso nel tempo e aveva fatto ciò che mai avrebbe dovuto fare. Se ne era innamorata.
Sarah guardava sua figlia leggere dallo spiraglio lasciato aperto dalla porta della camera. Ultimamente era tutta presa da questa nuova serie fantasy che andava tanto tra i ragazzini di 12 anni. La piccola Margareth di anni ne aveva solo 9, ma Sarah l’aveva sempre saputo che la sua bambina era più sveglia di molti altri. Prese il telefono e andò tra i preferiti e fece partire la chiamata per il marito, sperando che i suoi impegni gli lasciassero il tempo di sentire, di tanto in tanto, la famiglia.

Il tempo delle elezione era sempre il peggiore. Sarah lo sapeva e l’aveva messo in conto, certo che a volte si trovava a pensare che anziché una villa forse avrebbe preferito una casetta in campagna. Alle feste mondane e agli eventi sociali avrebbe forse preferito accudire gli animali e andare alle fiere di paese. Ad un marito senatore avrebbe forse preferito un contadino zotico. Ma solo se il contadino fosse comunque stato Paul, perché Sarah di una cosa era ancora certa: di Paul era ancora innamorata e questa era la loro forza.
– Pronto tesoro? – rispose lui al terzo squillo.
– Paul sta leggendo, ci credi? – sussurrò entusiasta Sarah. E il motivo de suo entusiasmo era che la piccola Margareth era dislessica, ma era un ostacolo che i suoi genitori avevano affrontato con amore e dedizione e questo aveva liberato la bambina dalla sua gabbia.
– Davvero? Tesoro è una bellissima notizia! E quant’è grosso questo libro? –
– È enorme, sono almeno 200 pagine e lei è già quasi a metà.-
– Brava, sei stata bravissima! Senti, sta sera mi libero prima e vi porto a cena fuori, che ne dici? –
– Ti amo Paul. –
– Ti amo anch’io tesoro. –

Jack Langbort si sfilò le cuffie dalle orecchie.
– Sta sera ce l’abbiamo libera, vecchio mio. Vanno a cena fuori. –
Michael alzò gli occhi dal plico di scartoffie che aveva sotto gli occhi e si massaggiò le tempie.
– Sicuro? Non è un bluff? –
– Sicuro ti dico, eravamo nella linea privata. Parlava con la moglie. Di qella cimice nessuno sospetta nulla. Dai andiamo a cena fuori anche noi due, chiamiamo Mark a sostituirci, che tanto lui ha avuto il weekend libero. Lo chiami tu? –
Jack andò in bagno mentre Michal, attaccato ad un cellulare molto nero e molto anonimo intimava ad un pigrissimo Mark di arrivare alla stazione e di sostituirli per la notte.
– Sì sì ho capito Michael, ma devi darmi il tempo di arrivare. Un quarto d’ora almeno. Ma questa me la pagate, è quasi ora di cena, siete dei farabutti. –

Mark attaccò il telefono e sbuffò. Dalla cucina una voce anziana e paziente esclamò: – Mark tesoro, la cena è pronta tra un quarto d’ora! –
Una vecchietta sulla settantina si affacciò e lo scrutò da dietro due grandi occhiali che le ingrandivano gli occhi facendola sembrare un gufo, un gufo che avanzava a piccoli passetti con sguardo apprensivo.
– Mamma non posso fermarmi, mi hanno chiamato a lavoro. –
– Bimbo mio dovresti trovarti un altro lavoro, questo non ti fa respirare. Ti impacchetto qualcosa?
– No tranquilla mamma, vado via subito.-
Troppo nervoso per i convenevoli Mark uscì senza neanche salutare la madre con cui viveva da dopo il divorzio con Elizabeth.

Judith, da dietro le spesse lenti a forma di fondo di bottiglia si sedette sul divano, giusto per ammazzare il tempo prima che la cena fosse pronta. Quel figlio la preoccupava non poco, ma in fondo che madre non si preoccupa del proprio bambino? Sospirò e si impose di pensare ad altro. Ultimamente era tutta presa da questa nuova serie di libri fantasy. Prese il primo volume dal mobile accanto a lei e lo aprì dove aveva lasciato il segno, quasi alla metà esatta del libro:
Sann’ha danzava. Danzava da quando le gambe avevano la forza di reggerla.
E quando danzava Sann’ha vedeva un altro mondo, fatto di spiriti antichi, di antenati che vegliano sulle proprie discendenze, di demoni nascosti nel limbo e di creature misteriose che solo a lei parlavano.