Ci vuole coraggio.

Non te lo dicono subito, ma ci vuole tanto tanto coraggio.
Già dalla mattina, per svegliarsi e dirsi che tutto, ma proprio tutto si può fare.
Ci vuole coraggio per dire no, e pure per dire sì. Ci vuole coraggio, perché il forse è sempre lì in agguato, pronto ad infilarsi tra le nostre labbra per non farci cambiar nulla.


Ci vuole coraggio per scendere dal letto e decidere che qualcosa cambia. Così, pam, di colpo!
Ci vuole coraggio perché cambiare fa tanta, troppa paura.
Ma va bene, coraggio non vuol dire non aver paura affatto, che solo gli stupidi non la sentono giù per la schiena.
Per cambiar direzione, ci vuole coraggio, ma anche per tenere la propria strada. Che a volte adeguarsi sembra la cosa difficile e quella giusta da fare, ma è solo un tranello.

Ci vuole coraggio per affrontare gli altri e dire che ce la si fa da soli. Ce ne vuole per fare pure quello che ci piace fare. Ce ne vuole tanto, perché il mondo non ha troppa fantasia e ti dice che dovrebbe piacerti quello che piace anche agli altri e ti devi dunque adattare. Ma tu non farlo e se senti i brividi lungo la schiena allora continua, che è quella la strada giusta.
Ci vuole coraggio per affrontare i giorni normali. E ci vuole coraggio per affrontare anche i giorni speciali. Io ricordo una delle rare volte che ho avuto coraggio: è stato al mio diciottesimo quando mia madre, di fronte ad uno stuolo di amici mi ha chiesto: “Hai fatto la cacca sta mattina?” (Ecco mia madre, io e le domande imbarazzanti abbiamo uno strano rapporto che si palesa nei momenti meno opportuni, generalmente in pubblico. E mia madre ha tanto coraggio. Nel fare domande imbarazzanti intendo).

Ci vuole coraggio e ci vogliono i tuffi.
Ci vogliono i tuffi perché sennò del coraggio non ce ne si fa nulla.
Bisogna tuffarsi proprio quando si ha paura, bisogna buttarsi o si rimane incollati.
Bisogna tuffarsi in acqua, che sia un trampolino, uno scoglio o una barca. Bisogna tuffarsi e riempirsi di paura, che solo così si capisce la forza nascosta che ci muove.
Quando non si sa che fare e la via d’uscita sembra sbarrata dalle scelte degli altri, è proprio lì che bisogna tuffarsi. Allora tu conta fino a tre, ma buttati al due.

Io ho ventiquattro anni oggi e ho tanta, ma tanta paura. Ho paura di domani, ho paura di sbagliare. Ho il terrore di inseguire la cosa sbagliata. Ho paura di deludere, di ferire, di sprecare il mio tempo e me stessa, ho paura dell’acqua alla gola e che il sole tramonti troppo presto. Ho paura di non avere abbastanza tempo e ho paura di fare qualcosa. Ho paura di vedere che quello che faccio non va bene. Ho paura delle onde del mare, di tuffarmi e di cadere, ma ho paura del sole e di rimanere scottata. Ho paura del buio, dei ragni e delle cantine ammuffite. Ho paura di non farcela, di non “arrivare mai”. Ho paura di rimanere ferma, di allontanarmi troppo.
Ho paura di stare da sola.

Ma ci vuole coraggio, ce ne vuole soprattutto quando non si sa da dove tirarlo fuori. Ci vuole coraggio ad ammettere di aver paura e a guardarsi in giro. Ci vuole coraggio per allungare una mano e dire che ad aver paura si è in due.
Ci vuole coraggio, perché è l’immutabilità che uccide e fa terra bruciata.

Ci vuole coraggio e ci vogliono i tuffi.
Uno.
Due.