La Posta esiste per ricordare all’uomo che è nato nel peccato e che quindi deve pagare.

Deve soffrire in lunghe code senza un motivo apparente.

Deve attendere di aver scontato un’infinitesima parte della propria pena prima di poter rivedere la luce del sole, l’aria fresca e liberarsi del ronzio delle luci al neon.

Perché non importa quanto tu ti sforzi o quanto la tecnologia faccia progressi; primo o poi, per un motivo strampalato il destino (o forse il Peccato Originale) ti riporterà in Posta, finché tu finirai di scontare la tua pena che ti viene gentilmente rateizzata con un interesse relativamente basso.

– Buongiorno Signorina! –

Ecco sì, dimenticavo. Sei pure costretta a parlare con gli sconosciuti.

– Giornatina eh? –

Rispondo con un verso, a dimostrazione della mia voglia di interagire.

– Com’è fuori? Piove oggi? –

Questo è pazzo. Come vuole che sia fuori? Non è che il tempo abbia la facoltà di cambiare radicalmente nel giro del tempo medio che una persona passa in posta. Che saranno mai 4 o 5 ore in fondo, no?

– Piove, sì. – rispondo senza voltarmi.

– Ah la pioggia, bella. Mi ricorda un sacco di bei momenti. Beh, non molti in realtà. A Los Angeles non pioveva molto. –

A questo punto è evidente che il mio interlocutore non ha voglia di desistere. Mi giro:

– Senta io n… Robin?-

– Molto piacere! – mi dice con il suo sorriso gioviale, – Lei è? –

– Camilla, molto piacere! Scusi, ma mica mi aspettavo di vederla qui in Italia…-

Poi mi ricordo che è pure morto.

– Eh già. Purtroppo la burocrazia mi ha portato qui, un giro infinito. –

– Immagino, certo, in Italia poi, non lo augurerei a nessuno! Ma cosa ci fa qui in Posta? –

– Attendo di essere smistato. – mi risponde scrollando le spalle.

– Smistato per dove, scusi? –

Sorridendo alza l’indice destro a puntare in alto, poi lo abbassa a puntare verso il basso e poi si stringe di nuovo nelle spalle, come per dire che non sa quale delle due direzioni prenderà.

Lo guardo confusa e lui mi indica con un cenno del viso uno sportello in fondo alla grande sala. E’ in ombra e la donna che ci lavora dietro ha un’aria piuttosto lugubre e infelice. La vedo mentre, esasperata, spiega a un confusissimo vecchietto che se non può fare la scalinata che porta al Paradiso deve allora attendere la navetta che partirà non appena ci sarà il numero minimo di persone, cosa non facile di questi tempi, ma che purtroppo ci si deve adeguare perché le spese del carburante sono quelle che sono e c’è crisi ovunque. Il cartello sopra la sua testa reca la scritta SPORTELLO 00 – Smistamento Deceduti.

– Ma, Signor Williams, lei è morto più di 3 anni fa! –

Sospira: – Le morti naturali hanno la precedenza, perciò noialtri attendiamo. Ci sono pochi sportelli al mondo e bisogna far protocollare la pratica e pagare il bollettino, prima di procedere, quindi non si può far molto. C’è sempre molta coda, poi con gli attentati d’oggigiorno, che ci vuole fare? Quelli pure hanno il codice rosso, perché sono innocenti di grado 1. –

– Capisco. – mormoro – Ma che fate nel frattempo? Voglio dire, 3 anni sono tanti da passare ad aspettare. –

– Ogni tanto andiamo al bar. Lì stiamo io e Withney di solito, ma si è aggiunto anche questo ragazzo di nome Ismael. Lui è lì perché la procedura non la vuole fare, dice che andrebbe sicuramente a baciare le chiappone del Diavolo e non ne ha intenzione. – e ride tra sé, ricordando le parole del giovane.

– E lei ha una vaga idea di dove deve andare? – chiedo curiosa.

Ci pensa un attimo, fissandosi la punta delle scarpe. – Mah, non saprei proprio. Non penso che dopo la Posta ci sia qualcosa di peggio! – esclama alla fine.

Ridiamo insieme. In effetti sono d’accordo con lui, la Posta è decisamente il primo girone dell’Inferno.