Se potessimo addormentarci, prima di morire.

Se potessimo addormentarci e sognare.

Scalare vette di memorie e vivere nella consapevolezza di non poter più tornare, ma camminando continuare verso una mappa che non ha più direzioni.

Se solo potessimo dormire, non ci sarebbero più buie notti d’infinito oltre la soglia della paura.

Forse sogni più tranquilli li lasceremmo anche alle spalle di un corpo che non servirà più, e cosa importa più di questo?

Svegliarsi in un mondo in cui non c’è notte, né giorno, né logica alcuna e vagare tra riflessi di cose che crediamo di ricordare e che sono lì perché frutto di un sogno.

Se solo potessimo dormire la morte sarebbe bella, sarebbe un gioco in cui chi sogna cosa più belle vince un sorriso. E chi lasciamo ad attendere, indietro, ci saprebbe felici.

Non è molto, chiedere un sogno in cambio di un cuore fermato o di un respiro spezzato.

Non si è che bambini nei sogni profondi e sarebbe allora strano, ma forse normale, tornare piccini quando si è troppo vecchi.

Addormentarsi cullati in un letto di morte, uno sberleffo finale sussurrato piano, come si mormora una buonanotte alla mamma e si parte sognando, troppo lontani già per sentire il bacio d’addio.