Il Principe sedeva su una sedia nella sala d’aspetto.

Stava tentando di occupare il minor spazio possibile, nella vana speranza di non essere visto. Un altro cliente stava sulla sedia proprio accanto alla sua e questo irrigidiva ogni muscolo del Principe. I suoi nervi stavano per crollare, lui odiava i luoghi affollati.
Quanto tempo ancora devo aspettare? Pensò, coprendosi meglio la testa con il cappuccio del suo mantello azzurro.
– Brutto giorno per venire dall’avvocato, eh amico? – disse il tipo che gli era seduto accanto. Oddio era il Signor Spunga!

No, per nessuna ragione al mondo quel pirata avrebbe dovuto scoprire la vera identità del Principe, Spunga era il più gran chiacchierone di ogni regno fatato! Il Principe girò il viso nella direzione opposta e annuì semplicemente.

– Che c’è? Il Gatto con gli Stivali ti ha rubato la lingua? E’ per questo che sei qui? – insisté Spugna, – Non prenderla sul personale amico, il Gatto con gli Stivali ruba tutto da tutti, non sei certo il primo. Io sono qui perché Capitan Uncino mi ha dato una caterva di straordinari, ma ai sindacati non ha detto niente, nossignore, neanche una maledetta parola! Quindi, eccomi qui, sfruttato e arrabbiato!
– Come te la stai passando tu, eh? Intendo il lavoro, come va il lavoro? Oggigiorno tutto è così difficile, per noi. Maledetta l’era contemporanea! Maledetti bambini con i loro videogiochi tutti spara e uccidi, pum pum bang bang! Chi ha più voglia di ascoltare storie, eh? E quale genitore ha più voglia di raccontarle, vero? Maledetti pure loro. Maledetti tutti. Finiremo per litigare tra di noi per ottenere i lavori più umilianti, fidati di me, vecchio mio. Tutto quello che conosciamo finirà nella spazzatura. – continuò il pirata, – Ma chi sei tu, eh? Mantello azzurro, calzamaglie azzurre, stivali azzurri, ti conosco? –

Il Principe tentava con tutte le sue forse di sparire, ma nessuna storia che l’aveva visto come protagonista l’aveva mai dotato di poteri magici di quel genere. Era solamente un principe e tutto quel che sapeva fare consisteva nel trovare e salvare principesse in pericolo, quindi non poteva fare niente se non starsene seduto su quella sedia, cercando di nascondersi dal Signor Spugna.

– Ehi, Biancaneve! Vieni qui, dolcezza! Come stai? – urlò Spugna, agitando in aria il suo grassoccio e unto braccio destro. Una ragazza alta ed elegante, che era appena entrata nella sala d’aspetto, li raggiunse e si sedette sulla comoda poltrona in pelle.
– Signor Spugna, ubriacone che non sei altro, non mi aspettavo di trovarti qui! Ero al Galeone d’Oro ieri sera, ti ho cercato ma non c’eri! – rispose Biancaneve con una voce armoniosa. In quel momento un uccellino entrò dalla finestra aperta e si posò con delicatezza sulla spalla della fanciulla. Ma, prima che potesse chiudere le ali, la ragazza lo colpì con la propria mano e lo lanciò contro la parete, dove il poveretto si spiattellò per poi scivolare a terra tramortito.
– Oh cielo, smettetela, schifosissimi animali! – urlò lei, poi si ricompose e spiegò: – Li odio! Sono loro il motivo che mi hanno spinta a venire fin qui. Continuano a seguirmi ovunque io vada. La cosa mi sta facendo impazzire, non posso mai riposare in pace, nemmeno la notte. Maledetto chi ha scritto la mia storia! E’ così difficile avere animali intorno a qualsiasi ora, è semplicemente impossibile avere una vita: per esempio, l’altra sera ero a letto con mio marito, sapete, un momento intimo, ed eccolo lì un gufo enorme che mi fissava in continuazione… Non posso più sopportare questa situazione, voglio la mia privacy! –

Spugna sorrise – Fai bene, bambola. Ma oggi l’Avvocato è occupato, dovrai aspettare. Io e il mio amico, qui, stiamo attendendo da un paio d’ore buone. – e il pirata indicò il Principe, che stava passando al vaglio ogni incantesimo di ogni strega contro cui aveva combattuto pur di rendersi invisibile, ma, niente da fare, non ricordava nulla di utile.
– Chi siete voi, signore? – domandò Biancaneve.

In quell’esatto momento la porta dell’ufficio si aprì e la segretaria dell’Avvocato disse (e si poteva chiaramente vedere come stesse cercando, con qualche difficoltà, di mantenere un atteggiamento professionale): – Principe Azzuro? E’ il suo turno. –
Chiunque si trovasse nella sala d’attesa si bloccò. Gli occhi di tutti, dalla più piccola creatura magica al gigante più grande, si girarono verso il Principe che si alzò in piedi e finalmente rivelò il viso.
Il suo cappello era azzurro.
Il suo mantello era azzurro.
La sua giacca e le sue calzamaglie erano azzurre.
La sua spada era azzurra.
I suoi stivali erano azzurri.
Persino i suoi capelli, i suoi occhi e la sua pelle erano azzurri.

Chiunque si trovasse nella stanza iniziò a ridere sguaiatamente. Un principe che era completamente azzurro, dalla punta delle dita dei piedi fino alle doppie punte dei capelli. Mai nella storia delle Fiabe si era sentito di un Principe color mirtillo.
Il poveretto quasi scoppiò a piangere, ma era abituato a quel tipo di trattamento e quella era infatti la ragione per cui si trovava dall’Avvocato e per cui aveva aspettato così tanto. Camminò tra molti personaggi che continuavano ad indicarlo e a ridere a crepapelle. Spugna era quello che rideva più forte e più di gusto, non poteva crederci: era stato seduto vicino al Principe Azzurro e non se n’ero nemmeno accorto! Biancaneve, dal canto suo, era piacevolmente divertita da quell’inaspettato incontro e tentava di nascondere un grosso sorriso che minacciava di spuntare dagli angoli della sua bocca rossa come le rose, ma le sue mani erano troppo piccole e il divertimento troppo grande.

Finalmente la porta dell’ufficio venne richiusa alle spalle del Principe che poté fare un bel respiro profondo.
– Benvenuto, Principe Azzurro. – disse una voce calma e profonda. L’Avvocato sedeva dietro alla sua enorme scrivania di legno. Due eleganti poltrone in cuoio erano posizionate di fronte a lui e il Principe si sedette su una di queste.
– Buongiorno, Avvocato. – rispose, educatamente.
– Dunque, perché è qui? – chiese l’uomo, appoggiandosi allo schienale.
– Perché sono qui? Continuo ad essere bulleggiato, ogni singolo giorno della mia vita! Mi guardi, sono fottutamente azzurro! Nessuno vuole più assumermi. Nessuno mi vuole nelle proprie storie. Non ho nessun lavoro e non so per quanto ancora riuscirò ad andare avanti così, Signor Avvocato… E tutto per cosa? Per uno stupido errore di traduzione! Lo sa che quando decisero di tradurre la mia storia in italiano, invece di chiamarmi Principe Affascinante, come mi avevano sempre chiamato prima, mi chiamarono Principe Azzurro?! E indovini un po’, eccomi d’improvviso tutto pitturato. PUFF! Da un giorno all’altro, si immagini un po’ com’è stato: sono andato a dormire normale e mi sono svegliato azzurro come un passerotto! Non ho idea di che tipo di problemi abbiano gli italiani con la parola Affascinante, ma eccomi qui ora, il Principe Azzurro! –

L’Avvocato annuì, prendendo nota. – E’ una situazione alquanto scomoda, Principe Azzurro, lo riconosco. Ma lei non è solo. Ho seguito molti problemi derivati da una traduzione errata. Prenda ad esempio Cenerentola: le sue scarpette originali erano in pelliccia, che in francese, cultura da cui è nata, è ver, ma i traduttori lessero verre, con due R, che vuol dire vetro. E ora la poverina è costretta ad indossare scarpe di cristallo che si rompono ogni volta che cammina, cosa che inevitabilmente la ferisce… Una disgrazia anche quella. – l’Avvoccato scosse la testa, poi guardò il Principe: – Proveremo a risolvere tutto questo, non si preoccupi.-

Il Principe Azzurro iniziò a piangere lacrime azzurre, che asciugò con un fazzoletto azzurro tirato fuori da una tasca ricamata con filo azzurro.
– Non ce la faccio più, Signor Avvocato. Ho perso tutto. Le principesse non vogliono più uscire con me e non vogliono nemmeno sapere di venire a letto con il sottoscritto; sono tutte terrificate che i loro bambini possano venire fuori azzurri anche loro. Lo sa quanto difficile è risvegliare la Bella Addormentata? Inizia a ridere non appena la bacio… e così tutti gli altri. Biancaneve mi ha rifiutato, disse che preferiva starsene con i nani piuttosto; la Sirenetta affermò che avrebbe preferito un pescatore, si figuri. Per non parlare di Belle: disse che con le bestie ci sapeva fare, ma che per i fenomeni da baraccone come me non c’era speranza. Vorrei ammazzarmi!-
– No, non esageri, Principe Azzurro. Non sia così drastico e non mi faccia avere a che fare con un caso di suicidio da Fiabe, c’è da impazzire con l’accertamento delle prove con e senza esercizio di magia. E poi ci sono così pochi principi capaci al giorno d’oggi e, con i tempi che corrono, servono solo professionisti o i bambini non ci credono più. Vogliamo Lei!- l’Avvocato tentò di rassicurare il proprio cliente, ma il Principe scoppiò in singhiozzi.
– Rivoglio il mio onore, Signor Avvocato! E sa qual è la cosa peggiore? – urlò il giovane reale mostrano la propria lingua azzurra. L’Avvocato scosse la testa, incuriosito.
– A me l’azzurro nemmeno piace. Lo odio! –