Ecciùminciù e Manchakiwi si svegliarono: c’era troppo baccano.

Qualunque cosa stesse succedendo era troppo rumoroso anche per i morti. Ed infatti Ecciùminciù e Manchakiwi erano morte. Beh, almeno lo erano state fino a quel momento.

Le due ragazze stiracchiarono i loro corpi intorpiditi nell’oscurità della caverna in cui si trovavano.

– Manchakiwi sei sveglia anche tu? – chiese Ecciùminciù sbadigliando. Lo disse in una lingua che potremmo forse identificare come una discendenza dialettale pellerossa antico, sporcato con qualche influenza giovanile (ah, le mode della lingua parlata…), comunque per chiarezza espositiva vi sarà fornita una traduzione simultanea, cosicché possiate capire la vicenda che qui vi narro.

– Sì. Scusa, in teoria non avremmo dovuto essere morte a quest’ora? Ricordo che ci suicidammo perché la tribù Cheyenne non comprendeva adeguatamente i nostri pensieri da giovani adolescenti! Forse siamo finalmente giunte al Mondo del Dopo Morte! – rispose l’altra ragazza.

– Assolutamente corretto, Compagna di Praterie. Ma analizzando questo posto sembrerebbe che siamo nella stessa caverna in cui eravamo quando siamo morte. Quanto tempo è passato?-

Manchakiwi cercò di guardarsi intorno, ma non c’era molto da guardare in quell’oscurità, quindi la ragazza tentò di tastare cosa la circondasse, – Non saprei, Compagna di Cavalcate. Sembra tutto molto polveroso qui. Ehi, per caso hai visto niente del Mondo del Dopo Morte, prima di svegliarti?-

Ecciùmincù scosse la testa: – Nah, niente: niente cavalli sacri, niente fiumi senza fine, niente greggi sconfinati di bufali, niente Grande Spirito. Ho solo dormito. E tu? –

Manchakiwi si disse d’accordo: – Niente. Tutto quello che ci ha detto il Grande Capo Indiano è solo una montagna di sterco di bufalo! Ma senti questo rumore? E’ questo che mi ha svegliata E’ così fastidioso… Cosa pensi sia? –

Ecciùminciù piegò il collo nell’intento di capire cosa stesse succedendo all’esterno della loro grotta.

Molte voci diverse stavano urlando e ridendo e strani rumori di un qualcosa che batteva sopra un altro qualcosa rompevano il silenzio.

– Ehi, aiutami a rimuovere le rocce. – disse Ecciùminciù. Le due ragazze rimossero le grosse pietre che ostruivano l’ingresso della caverna e la luce del sole rivelò un campo pieno zeppo di persone. Tutti erano occupati a fare qualcosa.

Le due ragazze si guardarono l’un l’altra: un senso di terrore iniziò a pervaderle.

– Che cosa succede qui, Compagna di Praterie? – domandò Manchakiwi.

– Penso, Manchakiwi, che mentre eravamo morte una tribù di Visi Pallidi deve aver conquistato il nostro campo. Con un po’ di fortuna ci scambieranno per una coppia di bufali appena diremo loro che veniamo dalla Tribù Cheyenne. – affermò Ecciùminciù con sicurezza.

Le due ragazze indiane uscirono dalla grotta e si avvicinarono al primo uomo che videro: era pallido e vestiva strani abiti che lo coprivano appena. Lui le salutò e sorrise, quindi pensarono che, nonostante il suo aspetto, ci dovesse essere qualche barlume d’intelligenza nascosto nel suo cervello.

– Aug, gentile viso pallido. Quale nome di tua tribù è? – chiese Ecciùminciù educatamente.

Il sorriso dell’uomo si trasformò in risata (e questo spaventò le due ragazze ancor più che i suoi strani vestiti, perché pensarono che fosse oltre modo pazzo e che le avrebbe uccise per aver invaso il suo territorio) e disse: – Oh mio dio! Voi sembrate così vere! Cioè guardatevi, il vostro costume è f-a-v-o-l-o-s-o! –

 – Tu è membro di Tribù New England? – riprovò Manchakiwi.

L’uomo si girò e gridò: – Blake, vieni qua! Vieni, vecchio, queste non te le puoi perdere. Guardale, sono fantastiche! –

Un altro uomo pallido, i cui vestiti erano ancora più ridicoli (indossava una specie di cencio rosa acceso che aveva due grossi buchi per far passare le braccia. Il problema era che questi due buchi erano talmente grandi che lasciavano i suoi fianchi totalmente scoperti, il che rendeva il suo vestiario decisamente inutile). Reggeva con una mano un pallone che non era nemmeno rotondo (questa tribù di visi pallidi doveva essere composta da pazzi sclerotici) e il frontino del suo cappello era girato all’indietro e ricadeva verso le spalle, particolare che faceva del suo cappello (esattamente come la sua maglietta) una cosa senza senso, dato che il sole colpiva la sua faccia come se il cappello non ce lo avesse affatto.

 – Ehi ciao! – disse il nuovo tizio, poi aggiunse rivolto al suo amico: – Hai ragione, sembrano vere!-

– Sono Tom. – disse l’uomo che avevano incontrato per primo.

– Manchakiwi. – disse una delle due ragazze.

– No, grazie preferisco le mele. Kiwi non sono il mio genere. – rispose quello.

 La ragazza lo guardò come se stesse addestrando il ronzino più stupido con cui si fosse mai trovata ad avere a che fare.

Puntò un dito contro se stessa e ripeté: – Io è Manchakiwi.-

I due uomini risero ancora e Blake disse, alzando la mano: – Aug! Manchakiwi tu è. Io Manchapigne.-

 Le ragazze si rilassarono, finalmente qualcosa di sensato!

– Io Ecciùminciù.-

 – Salute! – disse allegramente Tom prendendo un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e offrendolo alle due sconosciute. Perdendo ogni speranza nei progressi di una conversazione comprensibile, le due indiane tentarono di presentarsi nuovamente e nuovamente vennero complimentate per i loro costumi e il loro impegno in quella recita.

– Venite pure, possiamo offrirvi qualcosa. – Disse Tom indicando un gruppo di persone. Alcune di loro stavano cercando di montare una tenda, altri stavano facendo qualcosa sopra un aggeggio di ferro e questo aggeggio aveva un’aria abbastanza minacciosa dal punto di vista delle giovani.

 – Ma ditemi, – continuò Tom, – come mai avete deciso di venire al Football match travestite in questo modo? –

 – Football Match? – chiese sussurrando Manchakiwi alla sua amica.

 – Deve essere uno dei loro rituali! – rispose l’altra ragazza, terrificata.

 – Cosa facciamo? Mi fanno paura! –

– Lo so, Compagna di Cavalcate! Anch’io ho paura, ma penso che se ci mostriamo educate poi ci restituiranno più facilmente. Ricordi l’ultimo viso pallido che abbiamo visto? Sono crudeli, dobbiamo stare attente! –

Nel momento in cui Tom si riunì con i suoi compagni una voce femminile urlò: – AVANTI INIZIAMO! IL FUOCO E’ PRONTO! –

Fu allora che le due indiane furono in grado di vedere che l’aggeggio in metallo era in realtà un enorme contenitore di braci incandescenti, sopra cui era stata posta una griglia, diventata ormai rossa per il calore.

 Tutti i memebri della Tribù degli Schizzoidi gridarono felici, alzando le braccia che reggevano forchette e coltelli.

Ecciùminciù e Manchakiwi si scambiarono uno sguardo d’intesa: quel comportamento le terrorizzò a tal punto che le loro gambe cominciarono a tremare e a minacciare di accasciarsi sotto il loro esile peso.

– Ecco il loro rituale, Compagna di Cavalcate! Vogliono mangiarci! –

– Grande Spirito! Ci hanno risvegliate per sacrificarci ai loro dèi! Corri amica, scappiamo!

Le due giovani guardarono lo spaventoso aggeggio in metallo con la griglia e scapparono urlando e correndo come non avevano mai fatto in vita loro.

Blake guardò Tom: – Oh vecchio, ma pensi fosse per il barbecue? – domandò indicando alle sue spalle le costicine che, appena messe su, sfrigolavano ancora.

– Ah non so. – rispose l’altro, – Magari sono vegane. –