Mi stavo preparando il pranzo quando mi sono girata e ho visto Carota seduta nell’angolo del tavolo.

Ciondolava con il suo unico piede e se ne stava tutta curva a guardare fuori dalla finestra.
Carota piangeva, ma ci ho messo un po’ a capirlo. Non è che si veda spesso una carota piangere, dunque coglierne i segnali non è facile.


Io non sono troppo brava a consolare le persone, figuriamoci gli ortaggi, ma essendo la padrona di casa mi sentivo in dovere di capirne almeno il motivo.
-Sono morti tutti!- mi ha detto, con lo sguardo perso nel vuoto. Stupita, mi sono guardata intorno. Che io sapessi i miei coinquilini erano sani e salvi a lavoro oppure erano rientrati dalle famiglie per il weekend.
-No no sono morti tutti ti dico!- ha insistito lei. Col dubbio in testa ho subito chiamato Giorgio, che è quello con la salute più cagionevole. Ma Giorgio stava allegramente godendo dei piaceri della vita e, tra un grugnito e un gemito che sentivo in sottofondo, gli ho augurato una buona giornata.
Francesca invece si stava schiacciando un brufolo, Lorella lavorava on negozio. Ecco l’unica che aveva un filo di febbre era Monica e con il cuore in gola le ho consigliato si riguardarsi.

Sono tornata in cucina e prima ancora che potessi rassicurare Carota, quella ha riattaccato:
-Finocchio era di buon cuore, sai? Un po’ timido e con le foglie tutte crespe, ma ehi? Chi non ha difetti in fondo, no? L’ho conosciuto venendo da Bologna. Siamo stati smistati insieme là. Diceva di voler vedere il nord perché dicono che i supermercati là abbiano dei magazzini bellissimi! “FA-VO-LO-SI” diceva sempre lui; quindi era felice di finire per un po’ a Venezia.-
In quell’istante ho realizzato che Carota non si era mai riferita ai miei coinquilini, parlava di altra verdura. Io però non l’avevo mai vista interagire con nessuno. Ripensandoci non avevo mai neanche visto lei interagire affatto. E ripensandoci meglio non avevo mai visto un tubero fare alcunché.
Forse sono stata un po’ distratta ultimamente.

-Mi aveva raccontato del suo ultimo amante, sai? Ci aveva messo un po’ a dichiararsi a Rapanello, ma alla fine avevano avuto una storia molto intensa. I suoi genitori non l’hanno mai saputo però, loro avrebbero voluto vederlo sistemato con una di nome Verza, ma era una tizia tutta foglie e niente radici.-
Ho annuito attenta, mentre di nascosto ho cestinato la zucchina che avevo brutalmente affettato poco prima, sui resti di una disgraziata cipolla che avevo sacrificato con l’idea di farmi un soffritto.

Carota ha scrollato le spalle (credo di poter definire quell parte del tubero come spalle. Non saprei, la vedevo troppo scialba per poterlo affermare con sicurezza).
-Mi trovavo bene con Finocchio, ma questa mattina è sparito. Mi sono svegliata e non c’era più… penso me ne andrò adesso, non ho più nulla da fare qua.-
Quella mattina mi ero svegliata e avevo provato ad affettare Finocchio per un’insalata, ma per colpa del caldo afoso di Venezia era tutto ammuffito e fiappo e dunque l’avevo cestinato. Con un certo schifo anche.

Ho guardato Carota e le ho suggerito che forse Finocchio non era l’amico che meritava se davvero l’aveva lasciata sola senza neanche salutarla e che io l’avevo conosciuto bene e ci avevo visto un po’ di muffa nel suo cuore.
-La muffa ci rovinerà tutti prima o poi!- ha convenuto lei, un po’ rincuorata. Si è alzata e mi ha chiesto aiuto per scendere dal tavolo e aprire la porta d’ingresso. L’ho aiutata, un po’ a malincuore pensando che dei miei 5€ di verdura spesi al supermercato non avrei nemmeno potuto mangiare l’unica carota non marcia che mi era rimasta. Ma pazienza, a volte bisogna arrangiarsi nella vita.
Ho salutato Carota raccomandandole di stare all’ombra e di evitare Gabbiano. Nemmeno lui era troppo simpatico, anche se il suo problema non era la muffa, ma qualcos’altro chiamato istinto.

Sono tornata in cucina pensando a come avrei potuto liberarmi delle varie vittime che avevo inconsapevolmente ammazzato.
L’avevo sempre saputo che quest’idea della salute e del mangiare fresco e sano che mia madre mi ha sempre propinato avrebbe significato grandi sacrifici. Anche se non avevo realizzato che si sarebbe trattato di questo tipo di sacrifici.

Ho guardato un po’ nella dispensa e ho trovato il tonno sott’olio. Ecco qualcosa che non avrei ammazzato io!

Cibo in scatola.
L’avevo sempre saputo che sarebbe stata la soluzione ideale.